COMUNICATO STAMPA N°13 DEL 15-01-18
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- Pubblicato Lunedì, 15 Gennaio 2018 15:06
COMUNICATO STAMPA N°13
Comiso 15 gennaio 2018
NUOVE INDAGINI ARCHEOLOGICHE A CAVA PORCARO
Grazie all’IISS “G. Carducci” di Comiso torna alla luce la sesta catacomba del complesso di Cava Porcaro.
A partire dal novembre di quest’anno l’Istituto “Carducci” di Comiso, in accordo con l’Ufficio servizio per il territorio di Ragusa e con la Soprintendenza BB. CC. AA. di Ragusa, ha intrapreso un’attività di indagine archeologica a carattere didattico nell’area del Parco Archeologico Naturalistico di Cava Porcaro, in particolare presso la necropoli paleocristiana. L’iniziativa è inserita nell’ambito delle attività di alternanza scuola lavoro previste dal progetto AUREUS in corso di svolgimento nell’Istituto. Gli studenti sono guidati dal prof. Dario Puglisi Cascino, docente di Storia dell’arte nella sezione classica dell’istituto comisano, responsabile del progetto AUREUS e Archeologo e Tutor del Progetto insieme al prof. Salvatore Garofalo Funzione Strumentale dell’Alternanza Scuola-Lavoro nel medesimo Istituto.
Durante lo svolgimento di tale attività è stata segnalata dal dott. Salvatore Distefano, la possibilità di identificare un’ulteriore catacomba nella necropoli di Cava Porcaro, oltre alle cinque già note.
Per verificare tale ipotesi, l’Istituto “Carducci”, in data 5 gennaio 2018 a Cava Porcaro ha organizzato una nuova e accurata indagine coinvolgendo, oltre la Soprintendenza, anche il gruppo G.R.E. e lo speleologo Antonio Occhipinti dello Speleo club ibleo, oltre che gli studenti e i docenti coinvolti nel progetto. All’attività ha assistito anche la Dirigente Scolastica Dott.ssa M. G. Lauretta, che ha apprezzato sin dai suoi esordi l’idea progettuale e sostenuto in ogni fase del progetto i docenti-totur credendo fermamente nell’importanza degli esiti che si raccoglieranno e che passeranno alla storia; ma soprattutto un progetto che coinvolge attivamente i nostri studenti e li entusiasma nella piena consapevolezza del significato di quanto viene recitato all’art.9 della nostra Costituzione.
Grazie ad uno scritto di Catullo Mercurelli, archeologo del primo Novecento, e tramite varie osservazioni topografiche si è potuti risalire a quella che sembra essere la sesta catacomba del complesso di Cava Porcaro. Questa catacomba, collocata vicino alla più grande, è stata ostruita, negli anni ’60 del secolo scorso, e utilizzata come cisterna.
L’ ingresso della cisterna, da cui si è calato lo speleologo, era coperto da una grata e da un masso. Prima di eseguire l’ Indagine, l’ambiente è stato svuotato dall’acqua con una pompa idraulica fornita dal gruppo G.R.E.; dopo lo svuotamento lo speleologo si è potuto calare attraverso la vera del pozzo per circa 4 metri.
All’ indagine ha assistito anche la dott. Annamaria Sammito, ispettore della Sovrintendenza dei Beni culturali di Ragusa che ha supervisionato l’attività in corso.
Lo speleologo ha filmato tutta la sua ispezione e ha riferito: “proprio sotto l’ingresso c’è un cumulo di terra caduta e sassi nonché numerosi detriti. L’ ipogeo ha una forma ellittica di 8X8 metri; ci sono cinque arcosoli, ovvero sepolture disposte lungo le pareti, come descritto dal Mercurelli. L’ interno è quasi interamente intonacato; l’ ultimo strato è cementizio. Sono visibili numerosi strati di intonacatura nei punti in cui l’intonaco si è staccato. Sono riportate numerose scritte, con date, nomi e sicuramente anche l’anno in cui è stato dato l’ ultimo strato di intonaco. Non è possibile vedere le tombe in quanto sono state riempite e intonacate a loro volta. Il tetto è di pietra massiccia e all’interno vi sono numerose radici, scheletri di topi e mandorle. In realtà quella grotta era già stata descritta da Catullo Mercurelli in un articolo pubblicato sulla Rivista di Archeologia Cristiana nell’anno 1945. Così scrive Mercurelli:“L’ingresso della prima di esse è quasi ostruito. Questo ipogeo è costituito da un grande ambiente, più o meno circolare, con un lucernario a sezione rettangolare di cm 70x80 circa posto presso l’ingresso e con cinque arcosoli, le tombe di alcuni dei quali sembrano intatte. Le pareti sono intonacate; le tombe al suolo sono nascoste dall’interro. Non è da escludere nè - in definitiva - che si tratti di una cisterna adattata ad uso sepolcrale. L’esplorazione più accurata attraverso un qualche saggio di scavo potrà permettere più precise conclusioni in proposito”. La descrizione di Mercurelli, nonostante ormai datata, corrisponde in molti punti alle notizie ricavate dalle parole dello speleologo Occhipinti.
Nella speranza che ulteriori lavori possano essere eseguiti con l’ auspicio di nuovi ritrovamenti ci si augura che la collettività possa nuovamente riappropriarsi di queste importanti testimonianze archeologiche.
Gli alunni in alternanza Il responsabile dei rapporti con la stampa
Elena Gatto Prof.ssa Maria Stella Micieli
Enrica La Montagna
Enrico Raniolo
Nicoletta Sciortino
Baglieri Chiara
Belluardo Matteo